Luigia Sorrentino legge il “Cantico delle creature” di Francesco
Ci si arriva a piedi percorrendo una strada sterrata, defilata dal flusso abituale dei turisti. Come rispondendo a una voce che ci chiama, si raggiunge un luogo povero e essenziale. E’ qui che nel 1211 Francesco condusse Chiara, una ragazza appena diciottenne “cresciuta sotto la sua ombra come una sua piccola pianta” – lo dice Chiara nei suoi scritti -.
E, proprio a San Damiano, nel 1225, piagato dalle stimmate, Francesco compone il “Cantico delle Creature”, una delle prime poesie scritte in lingua volgare, nella vulgata del popolo.
In questo stesso luogo, il 4 ottobre 1226, i frati portarono il corpo di Francesco morente, per l’ultimo, estremo saluto, alla sua Chiara.
Mi piace pensare che Chiara sia per Francesco come una chiara fonte, un’acqua purissima che disseta i misericordiosi. Mi piace credere che Chiara sia per Francesco, l’elemento fluido, femminile, “mosso”, della misericordia, incarnazione della compassione della donna-madre verso i propri figli.
Qui, a San Damiano, vi è ancora il giardinetto, un fazzoletto di terra pensile, una piccola aiuola sospesa sulla valle spoletana che tutta si estende ai suoi piedi. Si racconta che Chiara vi coltivasse rose e violette e che di esse diceva: “Quando vedranno gli alberi belli, fioriti e fronduti, loderanno Dio.”
La lode è un atto di misericordia, di compassione.
In ebraico la parola misericordia è Rachamin, ha la stessa radice della parola Rechem, utero: la madre sarà sempre compassionevole nei confronti delle creature da lei generate.
Perché non sperare che un giorno tutte le creature della terra possano lodare lo stesso Dio?
Ma la parola Rachamin è collegata anche al Padre, il Misericordioso, che prova la stessa compassione nei confronti di tutte le creature venute al mondo.
Per Francesco, come per Chiara, la Misericordia è la grazia di Dio, un balsamo che sana le ferite, un atto di benevolenza assoluta e di accoglienza. E’ la mano del padre appoggiata sulla testa del figlio. Sono le braccia della madre che sostengono il figlio.
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“Ama la verità, mostrati quale sei, senza finzioni, senza paure, senza riguardi. E se la verità ti costa la persecuzione, accettala; se la verità ti provoca tormento, sopportalo. E se per la verità dovessi sacrificare te stesso e la tua vita, sii forte nel sacrificio.”
Giuseppe Moscati
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